Con l’avvento del Decreto Imprese e Lavoro, sono stati introdotti nuovi bonus voluti dai dirigenti di Draghi: un nascente bonus ATM che ha spazzato via e sostituito il vecchio cashback nazionale.
Il bonus cashback sarà infatti temporaneamente sospeso, il che renderà il provvedimento indisponibile fino al 31 dicembre 2021, dopodiché richiederà all’esecutivo di decidere se riattivarlo o annullarlo definitivamente.
Almeno i bonus bancomat includono ancora carte di convenienza e pagamenti bancomat, ma questa volta sono rivolti ai commercianti, dal momento che questo bonus è composto da tre crediti d’imposta diversi e indipendenti per qualsiasi partita IVA.
Grazie ad esso si possono effettivamente annullare tutte le commissioni entro un anno, che ogni banca utilizza per chiunque abbia attività quando accetta clienti che pagano con carta o bancomat.
Gli altri due crediti d’imposta, uno di 320 euro e l’altro di 160 euro, per un totale di 480 euro, sono stati stanziati a copertura delle eventuali spese sostenute per l’acquisto, il noleggio e l’installazione per il POS sostenuto della partita IVA, ovvero il pagamento con carta del dispositivo utile accettato, o una nuova generazione di casse, che archiviano e inviano automaticamente i dati.
Non vi è alcun requisito di reddito e tutti i lavoratori autonomi possono davvero ottenere dei bonus.
Vediamo quindi prima come funziona il nuovo bonus bancomat senza ISEE, e poi cercheremo di valutare la situazione per quanto riguarda il bonus Cashback.
Bonus Bancomat: come funziona
Come accennato in precedenza, per la prima apparizione dei bonus bancomat, la sua normativa è descritta nell’articolo 1 della nuova legge sul lavoro e sul commercio, introducendo tre diversi crediti d’imposta IVA.
Il primo credito d’imposta aumenta la percentuale di detrazione applicabile alle commissioni pagate dagli esercenti in caso di utilizzo del POS.
Infatti, per effetto della Legge n. 124/2019, esiste già un credito d’imposta che può rimborsare parte della commissione per i pagamenti elettronici, ma questo equivale solo al 30% del costo.
Attualmente gli importi minimo e massimo non sono ancora stati determinati, quindi, di fatto, tutte le commissioni per il suddetto periodo sono pari a zero.
Il secondo credito d’imposta incluso nel bonus bancomat ha un importo fisso massimo di 160 euro, che include il rimborso delle spese P.IVA che si sostengono quando si firma un contratto per utilizzare il POS nella propria attività e si accettano pagamenti online.
In dettaglio, il secondo credito d’imposta per i bonus ATM comprende gli eventuali costi che possono essere legati ad acquisti e locazioni, nonché all’allaccio e installazione.
La possibilità di utilizzare l’intero credito di 160 euro vale per tutte le partite IVA, ma l’importo destinato a ciascun beneficiario è variabile ed è determinato applicando percentuali di rimborso diverse in base al reddito dichiarato nel periodo d’imposta precedente.
Pertanto, il credito d’imposta per l’erogazione dei bonus ATM può arrivare fino a 160 euro, e la percentuale di rimborso è la seguente:
- il 10%, ai fatturati tra 1.000.000 e 5.000.000 di euro ;
- il 70%, ai fatturati che non eccedono i 200.000 euro;
- il 40%, ai fatturati tra 200.000 e 1.000.000 di euro;
- nessun rimborso per i fatturati sopra i 5.000.000 di euro.
L’ultimo credito d’imposta introdotto dai bonus bancomat è anche il più imponente perché offre un importo massimo di 320 euro.
In questo caso, il rimborso è il costo delle attività per l’acquisto, il noleggio o l’installazione di una nuova generazione di registratori di cassa, ovvero un sistema di pagamento che memorizza elettronicamente i dati fiscali e li invia automaticamente in via telematica.
Per essere pagato con il bonus bancomat, il costo deve essere sostenuto nel 2022 o superiore a questa cifra.
Il funzionamento di questo credito d’imposta segue quello precedente, salvo che l’importo e la percentuale di rimborso sono maggiori e possono essere sommati entro un certo intervallo del fatturato dichiarato.
Nello specifico, fino a 320 euro, la percentuale di compensazione stanziata tramite crediti d’imposta è la seguente:
- il 70%, ai fatturati tra 200.000 e 1.000.000 di euro;
- il 100%, ai fatturati che non eccedono i 200.000 euro;
- il 40%, ai fatturati tra 1.000.000 e 5.000.000 di euro;
- nessun rimborso per i fatturati sopra i 5.000.000 di euro.
Risulta quindi chiaro che se viene erogato un bonus bancomat di 480 euro come contributo a fondo perduto, significa che il beneficiario riceverà direttamente liquidità, ovvero 480 euro verranno depositati sul suo conto corrente.
Ma viene rimborsato a titolo di credito d’imposta, quindi i beneficiari del bonus bancomat riceveranno una forma di sconto fiscale dovuta.