Manca solo l’ufficialità, ma le bozze che circolano a Palazzo Chigi sono già nero su bianco: l’esperimento del Cashback di Stato è finito.

Probabilmente è finito molto tempo fa, quando è stato temporaneamente bloccato, durante le prime fasi di avvio; tuttavia, questo nuovo semaforo rosso è il crollo definitivo di un progetto, limitandolo come utile strategia correttiva per stimolare i pagamenti senza contanti durante il periodo più difficile della pandemia.

I motivi della fine del Cashback

Da diversi giorni Giuseppe Conte fa pressioni a Mario Draghi affinché si possa portare avanti quest’iniziativa, ma per quest’ultimo la strada è stretta: vi sono pochissimi fondi a disposizione per far fronte a questi rimborsi.

Nel delicato equilibrio tra potenze in campo, Draghi si è ritrovato a dire “no” più che “sì” e se cancella il cashback da una parte, cancella anche la quota di 100 dall’altra.

Secondo le voci di Palazzo, il progetto è morto sull’altare del compromesso: il movimento cinque stelle che più di altri chiedeva la restituzione dei famigerati 150 euro aveva in realtà poca fiducia nelle sue argomentazioni.

L’attenzione, infatti, si è spostata sui super bonus e sul reddito di cittadinanza, sappiamo benissimo che bisogna sacrificare alcune cose per salvarne altre.

Di conseguenza, il Cashback ha scoperto di avere molti accusatori e un solo avvocato difensore, quindi non poteva non essere tagliato fuori senza pietà.

Dopotutto, doveva persuadere, ma non persuadeva: dopo il primo periodo sperimentale prima di Natale, è iniziato un periodo di prova di sei mesi, con il secondo semestre saltato, e ora dovrebbe iniziare un nuovo ciclo che inevitabilmente avrà un nuovo carattere sperimentale.

Cosa ha portato il cashback

Molte persone si oppongono e il mondo dei pagamenti senza contanti applaude a ciò.

Questo è il risultato di un periodo di caos in cui ogni paese cerca di guadagnarsi da vivere a modo suo.

Alla fine, nessuno può dire se il piano cashless dell’Italia abbia prodotto risultati considerevoli.

Potrebbe essere perché il monitoraggio dei pagamenti è aumentato e con esso l’aumento delle applicazioni SPID e IO in abbonamento non è un effetto trascurabile.

Se si vogliono ottenere questi risultati bisogna investire più di 1 miliardo di euro, ma è troppo difficile da digerire, soprattutto quando le vacche sono magre, servono degli interventi per rilanciare l’economia e affrontare le riforme strutturali.

È così che la quota di 100 scende ma diventa 102; il Superbonus dovrebbe scomparire, ma esiste ancora, nonostante ulteriori restrizioni.

Pertanto, alla fine del credito rappresentato dai pagamenti Super Cashback comparirà la scritta END: entro la fine di novembre i pagamenti verranno effettuati sui conti correnti di 100.000 italiani che hanno aderito a questa campagna.

Lo abbiamo detto tante volte: certo ci sono tante cose da cambiare, ma c’era modo per rialzarle, adesso però no: c’è un’Italia tornata in sella e investire più di 1 miliardo nei pagamenti cashless è troppo.

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